Portobello – il mercatino del venerdì

L’idea è quella di un mercatino in cui i partecipanti possono cercare o vendere oggetti e idee per farsi contattare dal pubblico da casa attraverso le telefonate in diretta. Un’idea semplice e genuina che sarà la base di uno dei programmi più importanti e innovativi della storia della televisione italiana e da cui prenderanno spunto, negli anni successivi, miriadi di altre trasmissioni. L’intuizione è quella di uno dei più famosi presentatori del momento, Enzo Tortora, che insieme alla sorella Anna e al pubblicitario Angelo Citterio, decidono di ispirarsi alla celeberrima strada londinese, nota per il suo mercatino dell’antiquariato. Da qui il titolo, Portobello – il mercatino del venerdì, giorno in cui va in onda sulla rete minore dell’allora Televsione di Stato. Era il 1977 e nessuno si sarebbe mai aspettato che quel programma, considerato da molti un semplice riempitivo di palinsesto, sarebbe entrato da subito nella leggenda del piccolo schermo. La trasmissione diventa immediatamente un evento, non solo per il rientro in Rai del presentatore Tortora, dopo essere stato esiliato per ben otto anni semplicemente per aver pronunciato la frase: “La Rai è un jet supersonico pilotato da un gruppo di boy scout che litigano ai comandi, rischiando di mandarlo a schiantarsi sulle montagne”, ma anche per la sigla iniziale, scritta e suonata da Lino Patruno e cantata dal coro dei Piccoli Cantori di Milano, in cui è protagonista il pappagallo Portobello, che cattura il cuore dei telespettatori di tutte le età. Il Pappagallo avrà, infatti, uno spazio tutto suo, dove in ogni puntata si tentarà di fargli dire il suo nome, appunto Portobello. Dopo decine di tentativi, solo l’attrice Paola Borboni riuscirà nell’impresa e devolverà i soldi della vincita per un’operazione di chirurgia plastica per un bambino ustionato sul viso. Ogni venerdì sera più di 25 milioni di telespettatori si sintonizzano sul Secondo Canale per assistere a quel contenitore fatto di svariate rubriche che hanno per protagonisti esclusivamente la gente comume con le proprie idee, invenzioni, proposte e offerte. Ed è proprio questa la forza e l’innovazione del programma: per la prima volta sono le persone comuni ad essere protagoniste della televisione. Rubriche come “Fiori d’arancio”, in cui si ricercano, si ritrovano e si incontrano nuovi e vecchi amori o “Dove sei”, nella quale si rintracciano persone che non si vedono da anni o di cui non si hanno più notizie, saranno il germe di trasmissioni che si realizzeranno più o meno un ventennio dopo. C’è il contatto diretto con il pubblico a casa che può interagire tramite le telefonate che sono filtrate dal “Centralone”, in cui sono presenti bellissime telefoniste tra le quali spiccheranno future star del piccolo schermo come Paola Ferrari, Gabriella Carlucci e Federica Panicucci.

La conduzione garbata, semplice e a tratti ironica del presentatore rende il tutto familiare, affettuoso, ma anche divertente e capace di rendendere i telespettatori completamente partecipi e complici dei vari partecipanti. Purtroppo l’incantesimo viene spezzato dalle ingiuste accuse rivolte ad Enzo Tortora che lo porteranno a scontare 7 mesi di carcere e arresti domiciliari. Dimostrata la sua innocenza, ritornerà in video quattro anni dopo con la sua creatura più amata, dove saluterà il pubblico con la commovente frase: “Dove eravamo rimasti?”. Nonostante tutto il pubblico attendesse il ritorno di Tortora e del programma che tanto aveva amato negli anni ‘70, qualcosa sembra essersi spezzato e quello che era previsto come l’avvenimento più clamoroso della stagione si rivela un tonfo. Pochi mesi dopo Tortora sarà stroncato da un tumore polmonare e con sè porterà via il ricordo dei venerdì più belli e familiari che i telespettatori abbiano mai vissuto. Dopo tante voci circolate negli anni successivi di un possibile ritorno sui teleschermi del programma, a sorpresa nel 2018 ritorna con la strombazzata conduzione di Antonella Clerici. Il risultato però, non rispecchia le aspettative. Certamente per il diverso giorno di programmazione, spostato al sabato, per la scenografia troppo scura e tecnologica, e fondamentalmente per la differente conduzione. La Clerici, per quanto possa sforzarsi di essere accogliente ed empatica, non ha certo lo stile, il garbo e l’ironia di un mostro sacro come Enzo Tortora, con il quale suo malgrado, è costretta a confrontarsi. Ma, essenzialmente, il programma non ha più ragione di esistere. Nell’era dei cellulari, della rete, dei social, dove si può avere tutto e subito, dove si può raggiungere chiunque ovunque, la trasmissione che all’epoca voleva essere sostanzialmente uno strumento per connettere le persone, perde oggi, fondamentalmente, il suo stesso senso. Difatti, l’ascolto supera di poco i tre milioni di telespettatori, decretandone un vero e proprio flop. Rimane, dunque, la delusione di un’occasione sprecata di far rivere un mitico programma e la nostaglia della Tv che fu e che, purtroppo, non potrà esistere più.

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