Tullio Solenghi: quando la risata diventa arte

Tullio Solenghi è il simbolo dell’artista che si è saputo cimentare, sempre con eccellenti risultati, in tutte le forma dell’arte, riuscendo a diventare una figura di spicco nel panorama dello spettacolo nazionale. La sua carriera è legata al leggendario Trio formato con Anna Marchesini e Massimo Lopez, che negli anni ’80 e ’90 ha conquistato il pubblico italiano con sketch indimenticabili e un umorismo raffinato. Solenghi ha saputo spaziare dal cabaret al teatro classico, dalla televisione al doppiaggio, dimostrando sempre una grande professionalità e un talento innato per la comicità e l’interpretazione.

La sua prima esibizione, il suo primo pubblico.

Da ragazzino vivevo a Sant’Ilario (Genova) che è il mio paese natio. Il curato della chiesa, don Giorgio, intuì che io avevo delle qualità perché mi divertivo a fare le imitazioni. Quando c’erano le gite in pullman “non mondane” perché andavamo al Santuario di Europa o al Santuario Nostra Signora della Guardia, lui mi dava un microfono e io durante il viaggio in pullman tenevo allegri i miei compagni. Quindi quello lì è stato sicuramente il mio primo pubblico.

Khomeini 1986 e San Remo 1989, due imitazioni che hanno creato un po’ di problemi. C’è stato un personaggio che non ha fatto perché’ le era stato “consigliato” di non fare?

No, direi di no! Nemmeno dopo l’incidente di Khomeini, che noi non prevedevamo che succedesse addirittura un incidente diplomatico. Tutti personaggi che ho fatto, li ho fatti con assoluta tranquillità e senza nessun tipo di inibizione.

Le biografie ci raccontano di una libera scelta di chiudere il Trio, ma chi è stato il primo o la prima a dire: finiamola qua!

Massimo.

Pippo Baudo, non si discute, un “animale” da palcoscenico a 360 gradi. Nulla gli sfuggiva nei suoi programmi. Ma mi chiedo era facile interagire con lui? Quali erano i patti?

Baudo l’ho conosciuto in almeno due fasi della mia carriera, gli devo tutto perché è stato lui a scoprirmi. La prima volta, insieme al mio conterraneo Beppe Grillo che ci portò in televisione. Il nostro rapporto era una sorta di rapporto padre-figlio o fratello maggiore. Ero molto influenzato da lui perché stava facendo televisione ormai da un pezzo, io ero invece alle prime armi. Poi una seconda volta ci chiamò dopo aver fondato il Trio. In quel caso, il rapporto era paritetico, se non addirittura lui stava assolutamente a quello che gli dicevamo noi, perché’ eravamo ormai costruiti professionalmente. Quindi non si permetteva di intervenire, ma erano sempre graditi i suoi consigli.

Tale e quale 2017, ennesima esperienza di successo. C’era un cantante che voleva interpretare, ma che la produzione non le ha concesso di fare?

Volevo fare un cantante che è anche un mio amico, Renato Zero. Ci conoscemmo al teatro stabile di Genova, eravamo ragazzini. Però Zero era un po’ inflazionato lo fanno tutti; quindi, era meglio interpretare qualche personaggio diverso.

Una cena a casa sua con gli amici, lei lo chef? O sua moglie?

Ho la fortuna di avere una moglie chef vegetariana e vegana, quindi io assolutamente lascio fare lei. Per dirla tutta, non sono bravo ai fornelli.

L’ ultima apparizione cinematografica è nel film di Fausto Brizzi: Dove osano le cicogne. Cosa c’è di lei nel personaggio del carabiniere in pensione? È così fiscale come nel film?

Io lo sono solo sul lavoro. Poi per il resto i rapporti con le persone sono guidati intorno al concetto di amicizia, di scambio, non sulla fiscalità. Però, quando si tratta di professione, divento, fra virgolette, un po’ stronzo, perché sono un perfezionista fin dai tempi del Trio.

Nel 1990 il grande successo dei Promessi Sposi. Tanti i camei: Wanna Marchi, Pippo Baudo, Giuliano Gemma e Piero Badaloni. Oggi 2025, quali sarebbero le guest-star?

C’è l’imbarazzo della scelta, soprattutto con i social. Di sicuro, un azzeccagarbugli potrebbe essere Giampiero Mughini. Allora abbiamo usato personaggi fuori del loro contesto un contesto folle come Piero Badaloni, che faceva il Tg sulla peste. Oggi potremmo chiamare un Mentana, che potrebbe darci un resoconto delle vicende di Lucia Mondella e Renzo, insomma le maratone di Mentana.

Cinema, teatro, televisione, fiction, radio, musica, presentatore, comico, ballerino, scrittore, doppiatore e testimonial di pubblicità. Dove alla fine il “Tullio” si ritrova appagato?

In teatro! Io sono nato per fare l’attore di teatro. Mi sento fondamentalmente nato per il teatro. Ovviamente, non rinnego tutto quello che ho fatto, specie la televisione, che è quella che mi ha portato la fama e al grande successo. Però, il primo amore non si scorda mai!

È finiamo proprio con il teatro. A breve sarà in tournèe con Colpi di timone, commedia del teatro genovese, cosa ci può anticipare?

È la terza commedia di Gilberto Govi che affronto, dopo due prime sue commedie: I maneggi per maritare una figlia e l’anno scorso Pignasecchi e Pignaverde. Quest’anno completo la triade con Colpi di timone, un altro suo grande cavallo di battaglia. Govi faceva parte del teatro genovese, lo vedevo da bambino in televisione perché le sue commedie erano riprese in televisione e ho coronato questo mio sogno. E devo dire che il successo che sto riscontrando con questi spettacoli è davvero straordinario. Lo spettacolo debutterà al Centro Sociale di Camogli che lo produce insieme al Teatro di Genova. Il debutto sarà ai primi di ottobre.

Note dell’autore: Salvo Ardizzone, vive a Roma, attivista nel volontariato sociale, si occupa di pittura, fotografia, scrittura e arte pop. Alcune sue opere sono state esposte in diverse gallerie e mostre nazionali.

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